La storia è bella, i personaggi principali sono ben delineati. Lo sfondo della storia è vivo, sia che si tratti della città che della montagna. Mi ha fatto a momenti rivivere Milano, ormai lontana per me.
Ci sono “capitoli” che scorrono come seta (il primo è perfetto), qualche passaggio invece meno, come se ci fosse la necessità di dire qualcosa proprio in quel punto.
Ci sono dentro tutte le ansie, le speranze e i sogni di molti di quella generazione.
Si sente vivo un desiderio ancora intatto di “giustizia” per il mondo. Forse questo è il punto in cui vedo una sorta di “debolezza” del romanzo: risulta talvolta un po’ didascalico, proprio come se lo scopo fosse quello di enunciare tutti questi temi.
Mi è piaciuta moltissimo la metafora del cervo, questa certezza che le cose rinasceranno perpetuandosi e crescendo ogni volta più grandi. Bellissima metafora, come un sogno.